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Manta e il suo Castello

Il nome di Manta deriva verosimilmente da "manencia" (dimora) come cita nelle sue memorie il parroco e storico don Federico Monge. Recentemente tuttavia Piero Camilla ha proposto una seconda interpretazione del toponimo: Manta deriverebbe da "amans " e ricorderebbe un ritrovo d'amore. Entrambi le proposte hanno un loro fascino ed una motivazione: la prima ricorda più da vicino l'antichissima manencia dei frati benedettini di cui resta tuttora la chiesa di Santa Maria del monastero. Ancor prima, forti presenze ebbero nella zona gli insediamenti romani di cui per lunghi anni si trovarono vestigia da parte dei contadini locali. Alla fine del primo millennio attorno al monastero, nella immediata pianura, crebbe a poco a poco la comunità formata prevalentemente da coltivatori ai quali i frati affidavano le terre bonificate e dissodate con le loro tecniche, ma una buona parte viveva sulle pendici della collina tanto che le tre parrocchie elencate in documenti del XII secolo erano situate proprio in quella parte del territorio mantese: San Leone ad occidente, San Giacomo a mezzogiorno e San Nicolao sulla sommità del colle centrale del borgo. Manta ebbe però una svolta decisiva nella sua storia quando nel 1175 venne inclusa tra le proprietà dei marchesi di Saluzzo. Manfredo II infatti ne acquistò il feudo da signori di Barge , ma già nel 1227 in reazione al regime duro del marchese, gli " homines " di Manta si allearono con il Libero Comune di Savigliano. Fu breve il periodo di questa unione (Manfredo III già nel 1228 riprese cruentemente il potere). ma, almeno nominalmente, negli atti saviglianesi di valore storico, la citazione del territorio mantese fra quelli su cui la città vantava diritti e giurisdizione durò per due secoli. Forse a questo motivo si deve nella chiesa di Santa Maria del monastero la presenza dello stemma della famiglia dei Levini.

Lo spirito battagliero dei mantesi si espresse più volte in quei periodi: ad esempio tutto il feudo fu confiscato “pro grandibus offensionibus et iniuriis gravibus” nel 1313 a un certo Barletus, cui era stato per altro affidato in amministrazione dagli stessi marchesi. Sin dal secolo XII Manta ebbe il privilegio del “presidio di libertà” cioé di essere governata dagli stessi suoi concittadini. Le libertà permesse alla comunità, già sancite nel 1396 da Tommaso III, trovarono riscontro in modo definitivo negli Statuti concordati con il castellano nel 1478. Copia di essi, firmata dal grande Ludovico II, é conservata nell’archivio comunale. La stirpe aleramica dei marchesi di Saluzzo, sotto la cui giurisdizione é anche Manta, si estingue nel 1548 con la morte dell’ultimo figlio di Ludovico II, Gabriele. Il sindaco mantese chiede subito l'annessione diretta al regno di Francia, insieme a un certo numero di comuni circostanti. Ma nel 1588 Carlo Emanuele I di Savoia invade il marchesato, che gli sarà riconosciuto ufficialmente nel trattato di Lione del 1601. Nel secolo successivo non vi fu vita facile per i mantesi, che videro guerre e battaglie continue sul territorio. Sul registro parrocchiale ad esempio nel 1690 sono elencate decine di cittadini "uccise a gallis" dal maresciallo Catinat. Lo storico don Federico Monge registra poi “l’erezione dell’albero della libertà” nel 1798 con grande tripudio della popolazione.

Ma le vicende mantesi, di lì a qualche decennio saranno poi quelle di tutta la nazione, dalle battaglie risorgimentali sino alle lotte partigiane che hanno avuto qui significativi momenti.